SOCIOLOGIA: LA STRATIFICAZIONE SOCIALE NELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA

LA STRATIFICAZIONE SOCIALE NELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA


Oltre i classici

Sicuramente le teorie di Marx e Weber ci offrono le indicazioni di base per affrontare lo studio del fenomeno della stratificazione . La loro analisi , però , ha come termine di riferimento un contesto storico -sociale a noi ormai lontano , per cui è necessario considerare i risultati a cui giunsero con le dovute cautele . 

L'analisi di Marx  appare da rivedere in alcuni suoi aspetti . Al di là dell'idea che il controllo dei mezzi di produzione sia il criterio fondamentale per determinare la posizione sociale di individui e gruppi ciò che oggi appare discutibile è soprattutto il giudizio dello studioso tedesco sul destino delle classi nel futuro della società industriale . 

Marx pensava infatti che gli sviluppi del capitalismo avrebbero finito per radicalizzare l'antagonismo sociale tra una minoranza sempre più ricca ( grazie alla concentrazione dei capitali ) e una massa di lavoratori completamente proletarizzati , costretti a vivere con salari di pura In realtà , almeno nei paesi occidentali , l'evoluzione è stata ben diversa . 

Innanzitutto aumentata la consistenza numerica delle cosiddette " classi medie ", irriducibili alla classica dicotomia marxista borghesia - proletariato e frutto della nascita di nuove professioni legate all'evoluzione della tecnologia e al crescente sviluppo delle organizzazioni, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato sussistenza.


Le classi medie

L'espressione classi medie indica la particolare collocazione nella società di una certa fascia di popolazione , intermedia tra l'alta borghesia e la classe operaia , da cui i membri delle classi medie tenderebbero costitutivamente a prendere le distanze . Analogo significato ha l'espressione anglosassone middle classes , utilizzata per indicare le fasce di popolazione collocate tra le upper classes (classi alte e working classes (classi operaie ,dalla fisionomia difficilmente definibile e comunque in continua evoluzione quanto alla composizione professionale e sociale .

Nel suo saggio sulle classi sociali italiane pubblicato negli anni Settanta del Novecento , l'economista Paolo Sylos Labini mette in evidenza la scarsa omogeneità dei ceti medi dal punto di vista della composizione sociale , delle professioni e dei redditi : essi comprendono gli appartenenti sia alla piccola borghesia autonoma ( commercianti , artigiani , piccoli professionisti ) , sia al variegato campo della piccola borghesia impiegatizia ( tecnici dell'industria , insegnanti , lavoratori non manuali dipendenti del settore pubblico e privato ) , sia ad altre categorie particolari . 

Per questa sua eterogeneità la fascia delle classi medie si presenta sostanzialmente ambigua, senza scopi o interessi sociali comuni , sprovvista di un codice sicuro e unitario di valori e pertanto imprevedibile dal punto di vista della condotta е sociale : spregiudicata nel comportamento elettorale perché priva di un reale progetto politico , capace di grandi slanci come di risentimenti meschini .

Un quadro abbastanza spietato del mondo delle classi medie , limitatamente alla realtà sociale statunitense degli anni Cinquanta del Novecento ma con osservazioni valide ancora oggi , ci è offerto in Colletti bianchi di Charles Wright Mills

Con l'espressione colletti bianchi " l'autore designa quelle categorie professionali che l'espansione della burocrazia pubblica e privata ha posto come "cuscinetto " tra la borghesia imprenditoriale e gli operai salariati (blue collars ): impiegati , insegnanti , professionisti stipendiati . Privi di un reale potere di intervento sociale , politicamente indifferenti e sprovvisti di idee proprie , i colletti bianchi accettano passivamente i modelli culturali della società di massa , che li manipola per scopi a loro estranei sempre più simili alla classe operaia per situazione di subalternità e condizione economica , tendono però ad attribuirsi uno status sociale superiore e a prenderne le distanze negli atteggiamenti e nello stile di vita. 

Un altro aspetto porta necessariamente a rivedere le tesi "classiche " sulla stratificazione sociale : il generale aumento di benessere che si è verificato nelle società industriali avanzate ha ridotto sensibilmente le disuguaglianze economiche tra i diversi gruppi e individui. L'accresciuta disponibilità di denaro e il miglioramento delle condizioni di vita ha consentito alle classi popolari un accesso a beni e servizi che prima erano loro preclusi.

Proprio la sfera dei consumi - e in particolare certi suoi ambiti come il settore dei beni e dei servizi rivolti ai giovani - è quella in cui si assiste a un livellamento , almeno apparente , delle differenze sociali. Alla diffusione dei comportamenti di consumo si è accompagnata una generale omogeneizzazione degli stili di vita , favorita anche dall'opera di socializzazione svolta dai mass media.


Le disuguaglianze sociali: oltre la superficie 

La maggiore articolazione del sistema di stratificazione e la riduzione delle disuguaglianze economiche tra le diverse fasce sociali non devono comunque farci credere che le differenze di classe abbiano oggi un peso irrilevante nella vita delle persone . 

Le statistiche rilevano che chi nasce in una posizione sociale meno privilegiata e con un reddito più basso non ha le stesse opportunità di chi appartiene alle fasce più al te della società , a cominciare dalla speranza di vita .

Chi appartiene a un livello sociale più alto ha in genere anche maggiori probabilità di raggiungere un elevato livello di istruzione , e comunque di superare le difficoltà incontrate nello studio, grazie a un ambiente familiare ricco di stimoli e strumenti culturali , alle opportunità di apprendimento fornite da esperienze culturali extrascolastiche di vario tipo , e , non ultimo , all'uso quotidiano di un lessico grammaticalmente più corretto e concettualmente più elaborato.



Nuove dinamiche di stratificazione



Un discorso sulla stratificazione nelle attuali società occidentali non può prescindere da un fatto importante . In conseguenza dei forti flussi migratori contemporanei che hanno investito quasi tutti i paesi industrializzati e del formarsi di società molto variegate dal punto di vista della composizione etnica , le dinamiche della stratificazione si sono modificate . In particolare , è mutata la percezione che le persone hanno della loro posizione sociale . 

Innanzitutto , le comunità immigrate vengono ancora spesso percepite come gruppi sociali " a sè " , la cui collocazione supera le tradizionali linee di demarcazione tra le classi : precari per posizione giuridica, con uno status professionale modesto, separati dal resto della popolazione sia fisicamente sia culturalmente . 

Il meccanismo che può scattare in questa situazione è quello di una sorta di compensazione di status: confrontandosi con l'immigrato l'individuo con una modesta posizione sociale tende ad accentuare la propria distanza rispetto a lui e a percepirsi in qualche modo più "in alto" nel sistema di stratificazione quelle relative al sesso

Ma può anche scatenarsi un meccanismo opposto alla compensazione degli status quando l'individuo soprattutto in contesti di crisi economica , in cui aumenta la competizione tra i gruppi per l'appropriazione delle risorse sociali - percepisce il confronto sociale in modo più negativo . In realtà la dinamica globale è più complessa . Da una parte le persone avvertono il contrasto tra le proprie aspettative e la realtà materiale della loro esistenza , dall'altra ipotizzano che questo contrasto non sussista per gli altri gruppi sociali , non solo quelli economicamente più benestanti , ma, paradossalmente anche quelli più deboli , come le comunità immigrate , che, proprio grazie agli interventi di assistenza e di sostegno che ricevono sembrano godere di una posizione sociale privilegiata . 

A questo proposito gli studiosi parlano di deprivazione relativa è il fenomeno per cui il confronto con standard ideali di riferimento o con lo status di altri individui o gruppi , percepito come più favorevole , incide in modo negativo e decisivo sul giudizio che le si formano sulla propria posizione sociale . Occorre aggiungere che questo meccanismo riguarda la stessa realtà dei migranti : se l'individuo immigrato è portato a confrontarsi con i suoi connazionali rimasti in patria e si sente probabilmente fortunato , i suoi figli o comunque le generazioni successive tenderanno invece a paragonarsi ai loro coetanei occidentali e a maturare una diversa valutazione delle proprie condizioni .



Nuove forme di povertà



La riduzione delle disuguaglianze economiche nei paesi occidentali pone in termini nuovi anche un altro tema importante: quello della povertà. chi sono i poveri, oggi?

Oltre quale soglia una persona o una famiglia può definirsi in condizione di povertà ? L'immagine del "povero " che si affaccia alla nostra mente di fronte a domande di genere è probabilmente quella di una persona in condizioni di estrema indigenza , difficoltà a procacciarsi i beni e i servizi necessari per sopravvivere o quantomeno condurre un'esistenza umanamente dignitosa . Questa immagine rappresenta in modo delle risorse necessarie per soddisfare i bisogni umani fondamentali (cibo , vestiario , efficace quella che i sociologi chiamano povertà assoluta , definibile come la abitazione ) . 

Tale condizione , che costituisce tuttora una drammatica realtà in molti paesi in via di sviluppo , fino al secolo XIX era una costante anche nelle società occidentali Tra il 1887 e il 1901 due studiosi inglesi, Charles Booth e Seebohm Rowntree, condussero separatamente due studi sulla popolazione di Londra e di York, da cui emerse che circa 1/3 degli abitanti di queste città viveva in condizioni di oggettiva povertà.











Tuttavia, quando si parla di povertà in se no ai paesi industrializzati si fa riferimento a una nozione diversa , ovvero al concetto di povertà relativa , introdotto dal socio logo inglese Peter Townsend  a partire dagli anni Sessanta del Novecento . 

Il concetto di povertà relativa muove dal presupposto che la condizione di vita di una persona o di una famiglia possa es sere definita solo a partire dall'ambiente sociale in cui vive : in base a questa prospettiva si definisce povero chi , pur potendo soddisfare i bisogni di base , manca delle risorse per raggiungere quelle condizioni che sono abituali o prevalenti , o almeno incoraggiate , nella società di appartenenza . La soglia oltre la quale un individuo o una famiglia possono dirsi poveri ( la cosiddetta linea di povertà ) viene solitamente stabilita in base all 'International Standard of Poverty Line " ( , un sistema di riferimento internazionale che definisce povera una persona che disponga di un reddito non superiore alla metà di quello nazionale procapite .



Fenomenologia dei “nuovi poveri”

Il concetto di povertà relativa ci permette di identificare, nelle moderne società industrializzate, una categoria di persone che possiamo definire “nuovi poveri”: si tratta di individui o nuclei familiari che vivono in condizioni dignitose, per i quali tuttavia le opportunità e le comodità che qualificano il tenore di vita medio di una società restano un traguardo irraggiungibile.

Ma chi sono questi “nuovi poveri”? Qual è la loro incidenza sul totale della popolazione? Se ci riferiamo al caso specifico dell’Italia, dai dati Istat relativi al 2008 risulta in condizione di povertà relativa l'11,3% delle famiglie residenti, per un totale di circa 8 milioni di persone. Questa percentuale cresce considerevolmente al Sud, dove quasi una famiglia su 4 è povera (23,8%).

Tra i fattori più significativi associati alla condizione di povertà ci sono l'elevato numero di figli; la presenza di almeno un anziano nel nucleo familiare; la mancanza di uno dei genitori . 

Questi dati evidenziano una carenza profonda del Welfare State e l'insufficienza delle politiche pubbliche a sostegno della famiglia e dei suoi problemi più rilevanti. La povertà relativa ha un'alta incidenza anche presso gli anziani soli, soprattutto se donne, Per quanto riguarda altre variabili socio-demografiche, i dati mostrano che l'incidenza della povertà è maggiore in presenza di bassi livelli di istruzione e di profili professionali non qualificati: una persona con la licenza elementare ha il quadruplo delle probabilità di essere povera rispetto a chi ha un elevato titolo di studio; il rischio di povertà, inoltre, è mediamente più alto per i lavoratori dipendenti rispetto a quelli autonomi, e per i pensionati rispetto a entrambi.

Una condizione tipica del nostro tempo, legata a fenomeni come la precarizzazione del lavoro e le frequenti rotture dei nuclei familiari, è la cosiddetta “povertà fluttuante”, ossia il verificarsi di condizioni di disagio economico temporaneo, più o meno prolungato, dovute all’insorgenza di eventi improvvisi che peggiorano la qualità di vita degli individui. La perdita imprevista dell'occupazione, un divorzio o un abbandono da parte del partner possono esporre le persone, le donne in particolare, a situazioni di improvvisa povertà. Anche una malattia o un incidente, che rendono per un certo periodo inabili al lavoro e contemporaneamente richiedono cure costose e qualificate, possono mettere in difficoltà una persona o una famiglia che fino a quel momento aveva goduto di una relativa tranquillità economica.



La mobilità sociale


L'articolazione della società in classi implica per gli individui la possibilità di passare da una classe sociale all'altra e quindi di mutare la propria posizione all'interno del sistema di stratificazione: tale fenomeno è definito dai sociologi mobilità sociale

Questa possibilità si può configurare sia come mobilità discendente (il mutamento verso il basso, che peggiora la condizione dell'individuo), sia come mobilità ascendente (il mutamento verso l'alto, che pone l'individuo in una posizione migliore). È principalmente alla mobilità ascendente che si riferisce l'analisi sociologica.

La mobilità ascendente è preclusa per principio nelle società divise in caste, come quella indiana, in cui la nascita “inchioda” le persone a una posizione sociale immutabile fino alla morte. Nel mondo occidentale, invece, la stratificazione coesiste con la possibilità, teoricamente illimitata, di avanzare all’interno della scala sociale, evento realizzabile nell'arco della vita individuale oppure nello spazio di più generazioni. Alcuni paesi fanno di questa possibilità un valore sociale di fondo e un elemento chiave della propria identità nazionale.

Ma esiste davvero nelle nostre società la possibilità di una mobilità sociale? 

Non è facile dare una risposta efficace a questa domanda. Innanzitutto, occorre distinguere tra mobilità assoluta, data dal numero complessivo di persone che si spostano da una posizione sociale a un'altra, e mobilità relativa, che consiste nel grado di uguaglianza delle possibilità di ciascuno di migliorare la propria posizione. Questo significa che una società ha un'alta mobilità relativa se la possibilità di spostarsi all'interno del sistema di stratificazione sociale è uguale per tutte le classi. Ed è proprio la mobilità relativa che dobbiamo prendere in considerazione se vogliamo valutare la capacità di “apertura” di una società: essa infatti potrebbe presentare un elevato tasso di mobilità, ma limitato a una particolare fascia della popolazione, ad esempio il mondo variegato e composito delle classi medie, senza coinvolgere gli strati più bassi. Può accadere, inoltre, che lo spostamento riguardi soltanto posizioni sociali contigue, rivelando invece percentuali modeste relative alla “mobilità a lungo raggio”.

Infine, in particolare per la mobilità tra le generazioni, occorre tenere presente che molti cambiamenti di posizione occupazionale derivano da trasformazioni più generali del sistema produttivo.




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